Il giornale “La Cultura” Nº49, 16-23 dicembre del 2004

 


 

FILOSOFO DEL COSMO REALE

 

Ludmila  Sciaposhnikova

Primo vice presidente del Centro Internazionale dei Roerichs,

Direttore generale del Museo Nicolai Roerich

 

…Nel  cuor della notte l’avione si è messo ad abbassarsi e fra qualche minuto  le costellazioni elettriche della capitale d’India Delhi sono passate in basso. Fra poco le luci della pista si sono delineate tra di esse.  L’avione si è scuotato un’po e rallentando la sua velocità, si è fermato presso il tubo del terminale. Abbiamo lasciato i nostri posti e ci siamo avviati verso l’uscità.

 

La delegazione  del Centro Internazionale dei Roerichs è stata invitata in India in occasione dei festeggiamenti commemorativi. Oltre al centenario di Sviatoslav Roerich, anche il 130imo anniversario di Nicolai Roerich e il 125-imo anniversario di Elena Roerich erano celebrati. In relazione  a ciò l’esposizione  permanente dedicata ai Roerichs e la mostra sulla vita  di Sviatoslav Roerich che abbiamo portato, sono state aperte a Delhi nel Centro culturale della Russia. A Bangalor nella sua tenuta Tataguni abbiamo visto il memoriale fatto di marmo bianco e nero  in suo onore. Nella citta stessa ha avuto luogo l’adunanza solenne in onore della persona giubilata. Questi giorni tutta l’India non parlava che dei Roerichs. I giornali scrivevano intorno a loro, i libri si pubblicavano, le buste postali con i ritratti dei Roerichs ed anche dei francobolli commemorativi apparivano, dei souvenirs speciali e molte altre cose si mostravano dapertutto. In Himalaia nella valle di Kulu, dove si trovava la villa dei Roerichs erano organizzati dei festeggiamenti pittoreschi, seminari, spettacoli teatrali, mostre dedicate ai Roerichs e la personale  di Sviatoslav Roerich, persona  guibilita principale. Il torrente di gente continuava di andare lungo via Roerich da Naggar in alto, dove tutto questo si passava.

 

Sono entrata nel cortile della villa dei Roerichs e ho visto che tante cose erano cambiate in questo spazio. Accanto alla villa dei nuovi stabili erano apparsi.  Uno è destinato per le mostre, un altro è previsto per i seminari e le tornate. Tutto è stato costruito a spese del Governo Centrale dell’India e del governo dello Stato Himcial Pradesh. Tutto questo non esisteva ancora durante le mie visite precedenti rare a Kulu. Né mostre, né dei nuovi edifici, né tanta gente, né un’adorazione solenne degli  abitanti della villa solitaria  sul pendio della montagna.

 

Per la prima volta arrivai a Kulu nel 1972. Ero stata invitata qui da Sviatoslav  Roerich e dalla sua consorte Devika Rani.

 

A l’Ovest e a l’Est la valle di Kulu era circondata di dimarazioni dell’Himalaia. Un Beas burrascoso la traversava serpeggiando. I versanti  più vicini dei monti erano coperti di pini e di cedri, delle case rare erano sparse in questi boschetti. Ma qui niente non rassomigliava a quell’India che avevo conosciuta prima. Mi sembrava che mi fossi trovata in un altro paese. Dei monti abbaglianti di neve si innalzavano dietro dei pendi selvosi, nelle loro storture il color celeste del cielo si spezzava. La borgata antica di Naggar si trovava giù, davanti a me. Dei tetti coperti delle lastre grigie di achisto, delle verandas che pendevano delle viuzze strette e serpeggianti, dei fumetti blus che trapelavano dalle porte aperte delle vecchie osterie coperte di fuliggine, una torre  goffa quadrata di un castello.

 

Ludmila Sciaposhnikova e Monmahan Singh, primo ministro dell’India
Ludmila Sciaposhnikova e Monmahan Singh,
primo ministro dell’India

Tra il castello e la villa c’era un tempio antico con un tetto a tre piani, dedicato alla dea Tripurasundaram, proprio da questo tempio cominciai ad impadronirmi della valle di Kulu sotto la direzione  di Sviatoslav Roerich. Parlavamo molto durante le nostre passeggiate, a volte Sviatoslav Roerich mi invitava a sedermi su una banca sotto un deodare nel cortile della villa.

 

- Dunque, di che cosa parliamo oggi? – chiedeva sorridendo  enigmaticamente.

 

Ho tenuto questi discorsi a mente per molti anni. Ora quando sto nel cortile della villa tra la folla di festa ho pensato che queste conversazioni avessero avuto il loro sottotesto misterioso, il quale si è manifestato fra un notevole periodo di tempo.

 

In quel momento mi parlò dell’archivio di Elena Roerich, sua madre, che rappresentava un fondamento filosofico del patrimonio dei Roerichs. Qualche giorno dopo mi fece vedere l’Istituto delle ricerche di Himalaia “Urusvati”, situato più  alto sopra la villa lungo il pendio. Sapevo che quel Istituto aveva sospeso la sua attività durante la Seconda guerra mondiale.

 

Salimmo il sentiero che serpeggiava un pendio declive e a distanza di cinquecento metri ci trovammo su una radura. Lì c’erano due edifici dell’Istituto. Uno di essi conservò l’insegna “Urusvati”.

 

  -   Tutto questo pendio e la pineta, - disse Sviatoslav Roerich, - appartengono all’Istituto.  Venti acri di terra che mio padre Nicolai Roerich ha dato per questo scopo. Ecco la casa, - Sviatoslav Roerich indicò la prima, - dove lavoravano e vivevano dei collaboratori stranieri dell’Istituto, nell’altra casa c’erano i laboratori.

 

Vicino, più basso lungo il pendio si poteva vedere una petriera che prima fosse probabilmente una fondazione di uno stabile. Come seppi, lì c’era una casa dove abitavano dei lamas tibetani che aiutavano Giorgio Roerich a fare le ricerche linguistiche.

 

I passi risonavano nei locali vuoti. Passammo le stanze l’una dopo l’altra. In un locale ci fermammo davanti alla porta che aveva un lucchetto massiccio. Il meccanismo arrugginito non soccombeva a lungo. Finalmente si aprì scricchiolando. Spingemmo la porta  e ci trovammo in una grande sale. La luce penetrava a stento attraverso le imposte ben socchiuse. Quando gli occhi si furono abituati alla penombra, vidi delle casse dapertutto. Erano parecchie, ingombravano il locale ed erano coperte di un grosso strato di polvere. Lungo le pareti c’erano degli armadi vetrati.

 

Iuli Voronzov, Ludmila Sciaposhnikova e Monmahan Singh, primo ministro dell’India, Delhi 2004
Iuli Voronzov, Ludmila Sciaposhnikova e Monmahan Singh, primo ministro dell’India, Delhi 2004

- Sono le nostre collezioni, - disse Sviatoslav Roerich.

 

C’erano le collezioni rimaste parzialmente dopo l’Espedizione Centrale Asiatica di Roerich e quelle fatte dalle espedizioni dell’Istituto stesso, un materiale scientifico richissimo, il quale  la mano del scienziato non toccava durante qualche decina d’anni. Negli armadi vetrati e nelle casse c’erano le trovate preziose etnografiche e archeologiche. La collezione ornitologica contava circa 400 specie degli ucelli rarissimi, alcuni furono già scomparsi. Quella botanica rappresentava la flora della valle di Kulu. La collezione geologica comprendeva  un bel po’ di menerari rari. Qui c’erano anche quelle zoologiche, farmacologiche e paleontologiche.

 

Entrammo nella stanza seguente, lungo le pareti si trovavano degli scaffali da libri: quattromila volumi. In un locale si scoprì un equipaggiamento di laboratorio biochimico. Da molto nessuno prendeva i libri dagli scaffali, neanche usava l’attrezzatura di laboratorio... Nondimeno tutto ciò  non faceva un’impressione penosa di abbandono e di declino. Sembrava che le persone avessero abbandonato questi locali da poco per ragioni non dipendenti da loro. Ebbero solo tempo di imballare le collezioni e chiudere a chiave le porte della biblioteca e del laboratorio.

 

- Ecco “Urusvati” oggi, - Sviatoslav Roerich chinò la testa tristamente. Tuttavia gli scienziati sovietici possono lavorare qui ? – i suoi occhi si sorrisero

 

- Ne parlavano molte volte, mio padre e mio fratello. Gli scienziati sovietici ed indiani potrebbero lavorare insieme qui. Tutto questo, - guardò intorno a lui, - può essere nella loro disposizione. I russi hanno cominciato, i russi devono continuare...

 

Il tema “i russi hanno cominciato, i russi devono continuare” – risonava nelle nostre conversazioni tutta la giornata

 

 -  Lei deve sapere, - diceva Sviatoslav Roerich – che quest’Istituto non’è solo ancora un ente. È l’avvenire della nostra scienza che è stato gettato qui. In quei tempi durante la guerra e dopo il destino dell’Istituto non era facile, sono state smesse le ricerche e la metodologia scientifica che serviva di base. Tutto ciò  non era posto da noi, i Roerichs, ma dal nostro Guru, che aveva creato l’Etica Vivente, ed i piani di cui realizzavamo. Tutto era concepito con un gran interesse e ancora con più d’interesse veniva eseguito. In tutte gli azioni a cui partecipavamo, c’era non soltanto il futuro di una nuova scienza, ma anche quello dell’evoluzione dell’umanità, della  sua trasformazione, delle nuove forme  della sua esistenza.

 

Ludmila Sciaposhnikova e Sviatoslav Roerich, Mosca 1989
Ludmila Sciaposhnikova e Sviatoslav Roerich,
Mosca 1989

Più spesso discuttando ci pronunciavamo le parole “una Nuova epoca”, “una nuova facoltà di pensare”. Quanche giorno dopo Sviatoslav Roerich chiese di far sapere la sua proposta all’Accademia delle scienze dell’URSS. Voleva vedere un gruppo di scienziati sovietici arrivare a Kulu per risolvere il problema della cooperazione reciproca con l’India nell’Istituto delle ricerche di Himalaia. Dopo esser tornata a Mosca lo dissi alle persone da cui ciò dipendeva. Però il processo stesso andava lentamente e indolentemente, le circostanze si cambiavano, le difficoltà  di quello che era stato concepito, aumentavano. Il progetto di Sviatoslav Roerich non fu realizzato.

 

Intanto nel 1997 quando venni a Kulu dopo aver assistito a Simla alla seduta del Consiglio Tutorio del Trust Internazionale Memoriale dei Roerich, lo stabile dove a suo tempo dei collaboratori stranieri dell’Istituto ebbero abitati, fu stato riparato e vi si trovava una mostra delle opere d’arte e artigianali dei popoli della regione di Himalaia.

 

I festeggiamenti commemorativi dedicati ai Roerich hanno coinciso con l’inizio dei lavori di riparazione del secondo edificio. L’avvenire dell’Istituto aveva probabilmente già una certa prospettiva. Questa prospettiva toccava senz’altro gli scienziati russi ed indiani, perchè tutto che Roerichs facevano in India, era sempre in connessione  con la Russia. Quest’anno i festeggiamenti commemorativi in India dedicati ai Roerichs l’hanno confermato ancora una volta.

 

Le feste passavano a livello governativo. I primi ministri degli stati Himcial Pradesh e Karnataka, uomini di cultura e persone pubbliche dell’India ci hanno partecipato. Alla fine del soggiorno in India della delegazione del CIR il primo ministro dell’India Manmohan Singh ha ritenuto come necessario ricevere Iu.Vorontzov, Presidente del Centro Internazionale dei Roerichs, Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario e L.Shiaposhnikova, vice presidente del CIR, Direttore generale del Museo Nicolai Roerich. In seguito sono stati accolti dal Ministro degli Esteri dell’India. Nei discorsi  dei primi ministri degli stati  dove una volta i Roerichs vivevano e lavoravano, anche nelle conversazioni con il primo ministro del paese e con il ministro degli Esteri un pensiero passava da parte a parte: i Roerichs avevano gettato un ponte culturale e spirituale tra l’India e la Russia. In relazione alle molte circostanze difficili che esistono adesso fra l’India e la Russia, questi legami allacciati dai nostri compatrioti, acquistano un significato speciale.

 

Non fu per caso che  i Roerichs si furono trovati in India. Tendevano a venirci e non erano soli in questa aspirazione.

 

Molti sentivano il magnetismo dell’India. È possibile che proprio questo fosse un miracolo principale il quale possedeva questo paese antico. Eppure, in che cosa consiste il mistero della sua attrazione? Prima di tutto è nella tradizione culturale  continua che spiega tutto il resto. Parecchi millenni sono passati  sull’India al di sopra dei suoi monti bianchi e accecanti, delle sue pianure ardenti e dei suoi deserti roventi. Ci si è formato così  e probabilmente non è per caso che il filo principale della successione culturale non è stato rotto in questo paese. I popoli passati nello spazio dell’India non sono spariti come era successo con gli egiziani antici, con gli sciumeri e con molti altri di cui le trace non sono ancora rivelate. I popoli i più misteriosi, i più antichi continuavano di esistere in India con la loro cultura, con le loro tradizioni secolari. La cultura che si sviluppava in continuo, formava un sembiante spirituale dell’indiano, creava le opere d’arte insuperate, lisciava le pietre preziose del pensiero indiano filosofico e della saggezza. Durante molti secoli la Cultura e la Bellezza hanno creato in India un campo resistente dell’energetica sottile e potente su cui l’ulteriore sviluppo del paese e la sua evoluzione potevano appoggiarsi. Il destino ed i dei hanno voluto che sulla pianeta sia almeno un paese capace di manifestare un fondo evoluzionario della Cultura e della Bellezza in maniera bella e luminosa. Era l’India che è stata degnata di questo alto  onore. Il fatto che la cultura indiana partecipa ai mondi delle dimensioni più alte, la comprensione filosofica dei legami con questi mondi e l’abilità di servirsene ragionevolmente sono dei  tratti distintivi di questa cultura. Entrando in  uno scambio d’energia e d’informazione con quell’ultima, gli altri paesi e popoli ricevevano dei tesori inaprezziabili: dei diversi accessi per risolvere i problemi del perfezionamento umano, l’esperienza saggia dello sviluppo spirituale e finalmente la coscienza cosmica inerente all’evoluzione dell’umanità.  Sin dai tempi antichi gli  indiani immergevano il loro pensiero in un grande spazio dell’Universo e capivano molte cose di quello che noi non cominciamo a capire che solo oggi. Può darsi che proprio questo processo e la sensazione della sua unità con il Cosmo hanno fatto col tempo dall’India una calamita spirituale o il cuore spirituale della pianeta.

 

Malgrado la sua alta cultura spirituale, l’India non era tuttavia un ashram tranquillo e benedetto, isolato da tutto il mondo. Si trovava al crocicchio di molte vie commerciali; non evitò né invasioni, né guerre. Sin dall’antichità e fino ai tempi nuovi delle tribù e dei popoli altrui si gettavano nell’India, come fossero attratti dalla stessa calamita. Però nessuno  di loro, inclusi i musulmani di Asia Centrale  riuscì a diventare i suoi conquistatori nel senso completo di questa parola. Nessuno di loro ha potuto assimilare il suo popolo nonostante le tentative ripetute. Tutto succedeva appunto al contrario. L’India assimilava i nuovi venuti, prendeva il migliore della loro cultura, abbandonava  quello di cui non aveva bisogno. Ogni volta il campo energetico della cultura dei forestieri era molto meno potente di quello indiano. Proprio questo determinavo il destino dei popoli venuti in India. Nessuni raggiri dei conquistatori né militari né amministrativi e neanche matrimoniali portavano dei risultati che aspettavano. In fin dei conti era l’energetica  che decideva tutto. I forestieri si incollavano come i moschi nel miele del campo energetico della cultura indiana   e ci rimanevano per sempre.

 

La successione culturale continua ha creato in India un istituto unico dei maestri spirituali  cioè gurus, che esiste finora in questo paese. Anche oggi i maestri influenzano profondamente il carattere morale e creativo del popolo. Un grande stima verso il maestro, che incontriamo in India, determina un alto livello del suo morale e della sua coscienza.

 

Queste particolarità  di cui era decorata l’India, attrassero la famiglia Roerich ben colta e molto spirituale a questo paese. Oltre a ciò Nicolai Roerich vi fu attirato dalla ricerca della fonte unica antica della cultura del popolo indiano e di quelli slavi. Molti fatti testimoniavano l’esistenza di quella fonte. Non solo una certa identità delle lingue e delle tradizioni nazionali venute dall’antichità parlavano di un’affinità culturale, ma anche le cose comune nella psicologia di due popoli facevano a riflettere. Perciò i Roerichs furono rimasti in India per parecchi anni e tramite questo paese realizzarono molti loro progetti. Collaborando con i Grandi Maestri dell’India che si trovavano ad un alto livello dell’evoluzione, i Roerichs crearono la filosofia del Cosmo Reale, Etica Vivente. È stato l’inizio di una nuova facoltà mentale, quella cosmica che si sviluppa adesso sulla nostra pianeta. In quell’opera un ruolo importantissimo apparteneva ad un filosofo eminente Elena Roerich. L’Istituto delle Ricerche di Himalaia, formato dai Roerichs, diventò uno dei primi germogli di una nuova scienza legata con un nuovo sistema di comprensione. La metodologia sintetica sorgeva nell’ Istituto e il metodo di espedizione si usava come uno dei più importanti. I tali scienziati eminenti dell’India e di tutto il mondo, come  A.Einshtein, R.Milliken, G.Ciandra Bos, N.Vavilov collaboravano con l’Istituto. I Roerichs fecero l’Espedizione Centrale Asiatica, che fu grandiosissima nel XX secolo ed elaborarono il Patto sulla protezione dei valori culturali alla vigilia della Seconda guerra mondiale. Il Patto  ricevè il nome di Roerich.

 

Sviatoslav Roerich partecipava in tutte le azioni e le imprese della sua grande famiglia. Pittore, filosofo,  scienziato che si occupava delle scienze naturali, persona pubblica, era versato in ogni campo. Due alte fonti, la famiglia e la cultura spirituale di India, formarono le sue qualità umane. L’unione armonica di quelle due fonti creò una delle grandi personalità della Russia e dell’India.

 

Tutta l’opera di Sviatoslav Roerich come anche degli altri membri di questa famiglia era penetrata dalle idee della filosofia del Cosmo reale. Nicolai Roerich chiamava la concezione  di questa dottrina come quella energetica. L’energetica è una condizione principale e la forza motrice essenziale dell’Evoluzione Cosmica dell’umanità. Tutto che porta la persona  in se stessa, i suoi sentimenti, pensieri, spirito , corpo, tradizioni, aspirazioni, percezioni, la sua opera sono energetiche al suo fondo e si trovano in azione reciproca con l’energetica generale dell’Universo.

 

Dire che Sviatoslav Roerich era il seguace della concezione energetica del mondo sinifica dire poco. Era non solo il seguace, ma anche l’interpretatore di questa concezione. Essendo un filosofo profondo, potette prendere coscienza e svolgere le sue tesi ed idee importantissime. “La nostra aspirazione interna ad una cosa più perfetta, più bella, - diceva lui, parlando delle fonte della sua ispirazione, - è veramente una grande forza interna che  ci trasforma e cambia anche la nostra  vita. Senza questo fuoco interno la persona  non può far svegliarsi le energie latenti in se stessa, non può salire il livello più alto delle conoscenze e dell’esperienza. Questa tendenza interna alla sua culminazione desta dei certi nervi, i quali rappresentano i canali delle energie latenti” (S.Roerich, Aspirare al Bello, M.1993 p.5). Queste parole sorprendentemente giuste – “una tendenza interna alla sua culminazione” - ci fanno un idea del livello di mentalità e delle capacità litterarie di Sviatoslav Roerich. Era attratto dai tali processi energetici a cui  era più affine e  l’esperienza nella comprensione dei quali accumulò durante tutta la sua vita. La Bellezza, la sua essenza ed il suo ruolo, la sua energetica ottenevano il primo posto in questa esperienza. “L’aura indicibile della gloria irradiata da una grande opera, - spiegava lui, - è un’emanazione delle vibrazioni nascoste che sono fissate nella struttura della grande opera d’arte. La magia dei sentimenti, dei pensieri e dei forti desideri dei Grandi Maestri è impressa nell’opera, sono emanati sullo spettatore e  svegliano in noi gli stessi sentimenti, oltre alla comprensione energetica e spirituale di quello di cui si tratta. Rispondiamo alle combinazioni più perfette e le chiamiamo belle. Apprezziamo l’equilibrio assoluto e l’armonia completa, perchè rispondiamo al torrente evoluzionario naturale che rivela delle forme e delle combinazioni più perfette del colore, del suono, delle parole e delle forme.  Queste grandi opere d’arte rappresentano un deposito delle enorme energie che possono attivizzare e trasformare i millioni di spettatori ed influire le generazioni innumerabili tramite il messaggio della Bellezza che irradiano. Ecco un potere insolito dell’arte, una forza nascosta, ma presente e attiva sempre in un grande opera d’arte” (S.Roerich, Aspirare al Bello, M.1993 p.6). In queste parole Sviatoslav Roerich espose la sua comprensione della Bellezza in tutta la richezza energetica. “ Il torrente evoluzionario naturale che rivela delle forme e delle combinazioni più perfette del colore, del suono, delle parole e delle forme”- è la verità stessa formulata da Sviatoslav Roerich che mette la Bellezza espressa in una vera arte in una fila energetica  dell’evoluzione Cosmica assegnandole un ruolo importantissimo in questa evoluzione e spiegando così un’aspirazione vecchia e abbastanza spesso incoscente  dell’uomo al Bello. Perchè la Bellezza è l’energetica suprema che forma “il torrente evoluzionario naturale” di cui parlano i libri dell’Etica Vivente. “È reale ed evidente per me che nell’arte e nella Bellezza sono racchiuse le forze soprannaturali” – esprima lui. Non usa affatto la parola “soprannaturale” in un senso consueto, ma prende in considerazione l’energetica  delle alte vibrazioni che è ancora inaccessibile all’uomo. La Bellezza , la quale ci tocchiamo nel nostro mondo fisico denso, può essere divisa in due gruppi. La Bellezza creata dalla Natura che porta il suo spirito in se stessa e Quella prodotta dall’uomo come risultato dell’atto creativo della persona stessa.  Anche quell’ultima porta in se stessa la forza e l’energia dello spirito umano. Nascendo ai livelli diversi queste due bellezze hanno tuttavia molto in comune, poichè tutte le due vengono sottomesse alle uniche legge energetiche che chiamiamo le Legge del Cosmo. È il  mistero della  Bellezza umana che attirava in primo luogo Sviatoslav Roerich come pittore e pensatore. Esamina i suoi meccanismi, cerca di determinare le sue molle nascoste e di rivelare le sue radici sacramentali. Estimava giustamente che la Bellezza non può essere creata senza l’ideale supremo. La distruzione  di questo ideale spirituale o estetico provoca la bruttura della vita e  rovina il suo perno evoluzionario. La perdita dell’ideale supremo estetico si osserva in tutto il mondo incluso il nostro paese, dove per sostituirlo sono venuti i valori falsi della cultura occidentale, così detta cultura di masse che storpia l’energetica instabile di coloro che si sono trovati sottoposti in un modo o nell’altro all’influenza della tale “cultura”. A questo punto di vista le opere di Sviatoslav Roerich hanno un valore imperiture per noi. Lui, Precursore della Bellezza e il suo Creatore non stancava di spiegare il suo senso evoluzionario, insistendo esattamente come suo padre sull’immutabilità di questo senso: “La ricerca del Bello è una forza genetica di evoluzione”.

 

Questa “forza genetica di evoluzione” suonò nell’uomo sin dall’inizio della sua esistenza e si sviluppava in lui durante i millenni della sua storia. Né cultura, né arte, né legame con il Supremo non avrebbero potuto formarsi senza questa forza naturale. Quella stessa era di carattere religioso così come i primi petroglifi scolpiti dall’uomo sulle roccie o le sue prime pitture rupestri delle caverne, o dei piccoli figurini dei dei fatti di terra cotta. In altre parole, l’arte apparsa all’alba della coscienza umana, essendo la prima stella del legame con il mondo Supremo, portava in se stessa una forza spirituale e energetica delle ricerche del Bello. Dalle parecchie conversazioni con Sviatoslav Roerich ho capito che questo problema lo preoccupava a fondo e seriamente: proprio che cosa favorizza l’apparizione dei Grandi Maestri nell’arte e qual’è il loro ruolo reale nell’evoluzione. Mi ha fatto pensarci, anzi, a volte discutevamo con lui. Però aveva sempre ragione. Una volta durante la mia visita ordinaria mi ha porto una risma delle foglie stampate. Era il suo corso sull’umanismo nell’arte preparato per una delle università indiane. Vi ho trovato una formulazione profonda inerente alle Grandi Anime e ai Grandi Maestri. “Queste ricerche dei valori sublimi si ripetono periodicamente e di solito la loro culminazione è il momento quando le forze creative che  sonnecchiavano prima, si manifestano e le Grandi Anime appariscono come fossero attratte dalla calamita invisibile e sconosciuta per usando tutta l’esperienza del passato creare le nuove forme e combinazioni. Questo rovesciamento dei valori umani sublimi era sempre uno degli stimoli potenti per andare avanti”. (S.Roerich, Aspirare al Bello, M.1993 p.7).

 

“Il rovesciamento dei valori umani sublimi” formava un grado successivo della scala di ascensione  cosmica dell’umanità che veniva creata dalle Grandi Anime e dai Grandi Maestri. Questo pensiero di Sviatoslav Roerich rivelava il nocciolo stesso  del processo creativo di cui queste Grandi Esseri erano il punto di compimento. La loro apparizione  o piuttosto il loro fenomeno era legato all’attività spirituale di molte generazioni dell’umanità che avevano partecipato nello scambio d’energia e d’informazione con il Supremo. Un Gran Maestro è la manifestazione della Creazione  Sublime sulla Terra, nella quale prendono parte i mondi dei vari stati e delle varie dimensioni della materia. Di fatto è il processo di trasformazione  dell’uomo stesso e del suo raggiungimento del grado superiore dell’uomo divino, è il processo su cui troviamo le indicazioni nell’Etica Vivente. Nel Gran Maestro, nella sua opera come se suonassero le corde di questi altri mondi, giacchè nessun fenomeno sulla terra può essere appreso e capito senza questa musica divina, senza la sua energetica fine che esiste anche in ognuno di noi e forma i mondi del nostro spirito. La creazione del Gran Maestro nasce sull’orlo il più sottile che unisce i mondi sublimi con il nostro e quest’orlo manifesterà poi la Bellezza di questi mondi mediante la luce e il pensiero nell’opera stessa.

 

Nell’archivio del Centro Internazionale dei Roerichs dopo che Sviatoslav Roerich aveva trasmesso il patrimonio dei suoi genitori alla Russia, in una delle sue lettere ho trovato le parole seguenti: “ Il nostro processo creativo è la manifestazione del nostro mondo interno, il suono del nostro spirito. Ma come è difficile, a volte è impossibile esprimere con le parole quello che sentiamo in fondo al nostro cuore, così è difficile ed anche più complicato manifestarlo in due dimensioni (sul quadro). Ogni creazione vera è legata indissolubilmente con il mondo interno del pittore e ad un certo punto è un criterio per valutare il suo vero “Ego”. Dico “ad un certo punto”, perché le diverse limitazioni fisiche impongono inevitabilmente la sua impronta” ( Sezione dei manuscritti del CIR. Cartella № 10955, foglio 86-89).

 

L’esperienza di Sviatoslav Roerich stesso era così ricca e varia che lui forse come nessun altro sentiva  “le limitazioni fisiche” del nostro mondo denso, le quali si manifestano nelle opere di pittura con una forza particolare. Giusto in questo spazio nasce una contradizione che rappresenta l’essenza dell’azione tra il desiderata e il reale, fra il sogno e la sua realizzazione. Questo desiderata e il sogno nascono nel mondo sopraterrestre, ma si manifestano sulla Terra. Perciò la creazione  nel campo della Bellezza e dell’arte ci porta un alito e un odore degli altri mondi, illuminandoci con la loro energetica. Più alti sono gli ideali e le aspirazioni del Maestro, più è sensibile l’energetica dei mondi di altri dimensioni. Il Gran Maestro mediante il suo lavoro e il suo talento elimina la contradizione fra lo stato consistente e quello fine della materia e trovandosi nel mondo fitto si avvicina al massimo verso le nozioni fini cioè verso il desiderata e il sogno. Come se superasse la resistenza della materia consistente, precipitandosi nelle profondità inesplorate del Cosmo, toccando i mondi delle dimensioni superiori ed assorbendo la loro energetica. Vasari chiamava questa energetica il “Fuoco del Cielo”. Può darsi il Fuoco del Cielo di cui possedono la Bellezza e l’ispirazione, ci attira verso le opere dei Grandi Maestri, ci influisce , organizza la nostra energetica inviandola nella direzione giusta che corrisponde al torrente naturale dell’evoluzione. Sviatoslav Roerich parlava di una forza misteriosa che viene contenuta nelle proporzioni perfette di un’arte vera.

 

“La verità è nella Bellezza – si dice in uno dei libri dell’Etica Vivente – Il Cosmo afferma l’evoluzione basando su questa formula. Il Cosmo indirizza il mondo a possedere la Bellezza” (l’Infinito, 178). Investigando e prendendo coscienza del “regno sacro della Bellezza”, era l’espressione di Sviatoslav Roerich stesso, lui trovava sempre le nuove faccette. Essendo un filosofo originale e avendo la concezione energetica del mondo che era stata formulata nell’Etica Vivente, nei suoi discorsi, scritture e conversazioni confidenziali faceva sempre la nostra attenzione sui tali lati del processo energetico del Bello, di cui non ci accorgevamo forse.

 

Dei grandi pittori e pensatori erano sempre attirati dal campo spirituale dell’India. Senz’altro, anche Sviatoslav Roerich appartiene a loro. La sua opera è legata indissolubilmente con la vita e la cultura di questo paese. Sui suoi quadri ardono i colori dell’India e vive una bellezza inobliabile.

 

Fu l’India che  regalò a Sviatoslav Roerich la gioia di incontrare e di avere dei contatti regolari con i Grandi Esseri che si trovano al livello  molto più  alto dell’Evoluzione Cosmica in confronto di noi. Erano le Grandi Anime o i Gurus dei Roerichs, in collaborazione con i  quali fu creata la filosofia del Cosmo Reale, cioè l’Etica Vivente.  “Grazie ai genitori, - diceva Sviatoslav Roerich – ho capito i valori sublimi della vita e avevo dei contatti con le Personalità che avevano già fatto  una via grande e maestosa dell’autoliberazione”. Sviatoslav Roerich era in contatto con il Grande Guru fino alla sua ultima ora. Quando tutti i membri della famiglia Roerich erano deceduti e lui rimase da solo, questo legame facilitava molte cose in vita sua che non era facile. Parlandomi del Guru, e questo succedeva abbastanza spesso, delle Sue proprietà e particolarità, del primo incontro con Lui, l’atteggiamento di Sviatoslav Roerich era molto premuroso. Qualche volta chiamava i Gurus “gli uomini più perfetti, trovare i quali può solo una persona che è pronta per questo e nel caso se loro stessi vogliano vederla”. Parlando dei Gurus diventava serio, negli occhi c’era una profondità sorprendente, lo sguardo penetrava in uno spazio misterioso. Osservandolo in tali momenti non potevo deliberarmi della sensazione che davanti a me c’era uno dei quelli che erano chiamati  le Grandi Anime, di cui la sorte era di vivere in difficoltà e in solitudine sulla nostra pianeta. Molti anni dopo in una lettera di  Elena Roerich trovò la conferma di questa mia sensazione. Ma nelle sue relazioni con le persone e in particolarità con me, non mi fece capire mai, né con una parola, né con un’allusione che apparteneva alla coorte delle persone perfette. Di tempo in tempo era inpredicibile e il suo comportamento era inatteso di cui il senso reale si capiva dopo. Comprendeva bene che le persone ignoranti e di poca  cultura tentavano di fare una notizia sensazionale consueta o il mezzo per vantarsi dal fatto dell’esistenza dei Gurus e dalla loro “via grande e maestosa”.

 

Un pensiero espresso un giorno da Sviatoslav Roerich durante le nostre conversazioni era saggio e profondo: cercare  di istruire meno l’uno l’altro. L’essenziale è l’autoperfezionamento. Bisogna cominciare con se stesso. È la base per tutto. Allora potremo aiutare gli altri. Considerava che istruire vuol dire dare un’assistenza agli altri e non vantarsi sugli altri. In questo pensiero c’era un senso etico profondo. Parlava spesso del futuro perchè estimava che tutti legati con le idee dei Roerichs lavoravano per l’avvenire. Che cosa ci pensava lui stesso? Come lo preparava? Che cosa ha fatto negli ultimi anni” Ho ricevuto le risposte su queste domande a Bangalor, dove aveva vissuto qualche decina d’anni. Nel 1992 ho visitato il suo studio nella tenuta di campagna dove due anni prima avevo lavorato con il patrimonio dei Roerichs preparandolo per portare in Russia. Lo studio conservava l’aspetto che aveva prima. I figurini di bronzo occupavano i suoi posti. Le stesse tankas e miniature pendevano sulle pareti. Sul pavimento c’erano i quadri del padrone dello studio coperti di polietilene e attaccati ai ripiani con i libri. Conoscevo molti di essi, li ho visti durante le personali, sulle riproduzioni e quando venivo a vedere l’autore in questo studio. Era la Bellezza creata dal gran pittore. Ecco, tolto l’imballaggio e i quadri che non avevo mai visti prima hanno cominciato a folgorare. Dei colori vivi, lucenti, delle forme strane, come se fossero terrestri e nonterrestri nello stesso tempo. Un viso femminile fine e bello, apparso da qualche nuvola bizzarra, un villaggio e nello stesso tempo non è un villaggio, un fiume che attraversa la montagna e la illumina di dentro. Sono imbarazzata anche adesso per descrivere esattamente ciò che avevo visto. Ma allora ho capito che sullo spazio del quadro a due dimensioni Sviatoslav Roerich aveva dipinto un mondo fine della quarta dimensione e può darsi anche di quella più alta. Vedeva con veggenza questo mondo grazie ai suoi centri fini e alla sua alta energetica. Avendo nella sua disposizione solo una lingua dello spazio a due dimensioni e usandola ha potuto avvicinarsi al massimo all’altro mondo, apprirvi la finestra e così dimostrare la possibilità infinita dell’arte. Le sue tele portavano un’esperienza spirituale unica del maestro stesso e parlavano della realtà e dell’accessibilità dei mondi nonterrestri. I quadri confirmavano il fatto che l’uomo stesso come se fosse un ponte fra essi e il mondo fitto. Parlando delle particolarità dell’Evoluzione Cosmica dell’umanità, l’Etica Vivente afferma che il ravvicinamento dei mondi di diversi dimensioni, diversi stati della materia è uno dei problemi importantissimi della tappa d’evoluzione che arriva. Contemplavo dei quadri strani e insoliti del gran pittore, profeta e saggio , uno dei quelli chi ci facilita la via per i monti scintillanti  dello Spirito. Purtroppo fra sei mesi questi quadri erano rapinati insieme agli altri tesori della famiglia dalla sua segretaria Mary Punacia. Malgrado che non abbiamo la possibilità di vederli, si può affermare che Sviatoslav Roerich ha adempiuto la sua missione come pittore avvicinando la Bellezza dell’altro mondo, Mondo Fine alla Terra.

 

Quando rimase da solo e questo durava da lungo, 33 anni, considerava come il suo dovere di serbare la memoria dei Roerichs  decessi. Nelle nostre conversazioni Sviatoslav Roerich si ricordava spesso dei genitori e del fratello maggiore. Parlava del più sacramentale che portavano in loro stessi. Tutta la famiglia era un fenomeno spirituale unico, è il fatto che si incontra molto di rado in vita nostra. Facendo una parte inalienabile di questa famiglia rifletteva in lui stesso, come nello specchio limpido, ognuno di tre altri. Tutta la famiglia rappresentava un “ologramma” unico ed è impossibile dividerla in parti separate come un ologramma reale. Ogni parte sarà integra lo stesso. È uguale per la famiglia Roerich: ognuno di loro conteneva tutti i quattri – i loro obiettivi, la loro missione evoluzionaria e la loro opera. Sviatoslav legato con Nicolai Roerich mediante i vincoli filiali, di tempo in tempo faceva allontanarsi dalla figura magestuosa del padre per valutare la grandezza che quell’ultimo portava in se stesso come uomo, pittore, scienziato e pensatore. Quella ritirata faceva  Sviatoslav Roerich  nascere le parole giuste ed eloquenti che determinavano il fondo della grande persona. “Molti anni saranno passati, - scriveva,- prima che sarà apprezzato secondo i meriti il contributo di Nicolai Roerich al tesoro della cultura dell’umanità e la sua profezia nell’avvenire. I suoi libri includono i più meravigliosi pensieri e desideri di tutti i popoli di tutti i paesi. Ma è una cosa del futuro”. (S.Roerich, Aspirare al Bello, M.1993, p.17). E non c’è nessuna esagerazione in questo apprezzamento. Infatti, Nicolai Roerich e tutta la sua famiglia  lavoravano per l’Avvenire, per l’evoluzione futura, per i tali processi, i quali non cominciav  ano che formarsi nel fondo del Cosmo affinché manifestarsi dopo ad una nuova spira dell’evoluzione Cosmica.

 

Prendendo coscienza dell'importanza dell'opera del suo padre su scala di tutta l’umanità, Sviatoslav Roerich metteva un tratto in rilievo: il suo legame con la Russia, il suo vero patriotismo e un’amore imperiture per la Patria. Lui stesso non condivideva l’opinione dei certi pittori e critici d’arte russi, particolarmente diffusa negli anni ottanta-novanta del secolo scorso che consideravano Nicolai Roerich come un pittore russo solo prima del suo viaggio in India. Dopo secondo loro non era  più il pittore russo. Mi ricordo di una mia visita a Bangalor. Sviatoslav Roerich mi ha invitata nella sua tenuta in campagna e mi ha fatto vedere dei quadri belli e stupendi del suo padre. Non avevo ancora visto molti di essi. Eravamo seduti nello studio e due domestici mettevano premurosamente sul cavaletto i quadri di Nicolai Roerich, dipinti in India, uno dopo l’altro. Anche adesso non posso dimenticare un’impressione sbalorditiva che facevano queste opere, la loro bellezza profonda, veramente profonda, è difficile scegliere un altra parola, dei colori illuminanti, una musica luminosa  che suonava da ogni tela.

 

 - Dunque, come sono? – ha chiesto Sviatoslav Roerich. E ho capito che anche lui si trovava, non so per quante volte, sotto un’influenza magica di queste tele.

 

- Non trovo una parola – ho risposto io.

 

Devo dire che ogni volta quando vedevo un nuovo quadro di Nicolai Roerich non trovavo delle parole. A proposito, ha chiesto sorridendo, potrebbe determinare la nazionalità del pittore senza sapere chi ha dipinto i quadri?

 

La domanda era fatta all’improvviso e non ho potuto rispondere subito. Non mi veniva in mente cercare nei quadri qualche facoltà della nazionalità dell’autore. Vedendo il mio imbarazzo, Sviatoslav Roerich ha spiegato:

 

- È un problema importante, almeno per me. Si può considerare i quadri di Nicolai Roerich come una pittura russa o no?

 

- E Lei, cosa ci pensa?

 

Mi ha guardato pensierosamente e ha detto:

-         Certamente di si.

-         Perchè? – ho chiesto

-         Stiamo ancora un’po davanti a questi quadri e rispondiamo a questa domanda.

Fra un certo periodo di tempo ho capito che davanti a me c’erano veramente i quadri del pittore russo. Oltre allo stilo e alla forma sui generis un’emanazione impercettibile, se si può dire così, ma intieramente reale derivava dai quadri. Non ho potuto trovare le mie proprie parole per determinare questa emanazione. E stato Pushkin  che mi ha aiutato a farlo: “Qui c’è lo spirito russo e la Russia sparge l’odore”. Quando l’avevo citato, ho visto Sviatoslav Roerich trasformarsi e risplendere.

- Ah! Come bellissimo ha detto Pushkin! – ha esclamato lui. “Qui c’è lo spirito russo e la Russia sparge l’odore”.

Poi, qualche tempo dopo ho capito a quanto seria fosse la questione di Sviatoslav Roerich. Prendendo coscienza dell’opera del padre su scala dell’umanità, considerava un legame ristretto con la Russia e un amore perenne di un gran pittore per la sua Patria come un tratto importantissimo di quest’opera. Il fatto che i Roerichs erano russi non era per caso: La Russia-India solleva sopra il loro destino come un baleno di fiamma. La Russia-India non è  solo come  una nozione storica e culturale, ma anche come quella energetica di cui il fondo rivela una misteria evoluzionaria di questa combinazione.”La Russia e l’India sono due calamite, due basi”, scriveva Nicolai Roerich prendendo in considerazione il loro ruolo nell’avvenire della pianeta.

         Sviatoslav come gli altri Roerichs amava la Russia, era affascinato dalla sua cultura, era convinto di una grande missione del paese. Credeva sempre nel suo avvenire e la percepiva sempre come la sua Patria, la quale aveva abbandonato essendo ragazzo di dodici anni. Le parole  che esprimono il suo parere sulla Russia sono profonde e giuste. Mi piacerebbe citare quanto segue:

“Credevo sempre,-diceva,- che un ruolo particolare e eccezionale è predeterminato per la Russia. In Russia si sono incrociati l’Oriente e l’Occidente. E poi, le sue dimensioni, la sua posizione geografica... Tutto questo è eccessivamente importante (S.Roerich. Aspirare al Bello, M.1993, p.18)

 

“Un ruolo grande, in sostanza cosmica è predeterminato per la Russia sulla Terra (Idem)

 

E ancora: “La Russia è lo spazio del futuro”. (Idem)

Considerava la Russia come un  paese con l’energetica di evoluzione , che si era formata durante molti secoli sui suoi grandi spazii. Era l’evoluzione stessa che l’aveva scelta senza dispensarla  nè dagli ostacoli, nè dalle sofferenze, nè da tutte le specie di confrontazioni e conflitti.

 

Vivendo molti anni in India i Roerichs lavoravano per la Russia. Proprio alla Russia lasciarono come legato in testamento il loro patrimonio artistico che le è stato consegnato da Sviatoslav Roerich nel 1990 tramite il Centro Internazionale dei Roerichs. Includeva i quadri  di Nicolai e Sviatoslav  Roerichs, archivi, la loro biblioteca privata e una serie delle cose e reliquie che erano custodite nella famiglia durante molti anni. Sviatoslav Roerich stesso propose di creare il Museo Nicolai Roerich a Mosca. Secondo il donatore questo museo doveva essere pubblico e non doveva essere sottomesso al Ministero della cultura e al Museo dell’Oriente. Così, l’ultimo Roerich terminò la missione della famiglia legata con la Russia. Inoltre capiva che la cultura non doveva essere statale e che lo stato non deve che aiutare materialmente allo sviluppo della cultura nel paese. Questo punto di vista era condiviso anche da Dmitrij Likatchev, patriarco della cultura russa. Col  tempo il Centro Internazionale dei Roerichs ed il Museo Nicolai Roerich sono diventati un centro popolare di cultura. Però lo Stato non ha prestato al CIR nessun’ assistenza e tutti i mezzi di cui disponeva questo ente erano dei versamenti volontari raccolti da tutta la Russia. Così il ponte la Russia - l’India è stato fortificato, giusto quel ponte che i Roerichs avevano cominciato a creare in India ancora durante la Seconda guerra mondiale. Ma se in India al più alto livello si prende coscienza dell’importanza futura di questo legame culturale e spirituale tra le due paesi, ciò non è ancora successo in una nuova Russia. Si poteva vederlo sopratutto durante i festeggiamenti commemorativi in onore del centenario di Sviatoslav Roerich. Malgrado che a Mosca per festeggiare il giubileo  sia stato formato il Comitato di organizzazione di cui il presidente, un nuovo Ministro della cultura Alessandro Sokolov ha aiutato a svolgere la seduta solenne delle persone  pubbliche nella Sala a colonne della Casa delle Unioni, tuttavia una situazione insana, che si era creata attorno al CIR e al nome dei Roerichs non si è alleggerita affatto. Il decreto illegale di governo del 1993 che viola la volontà di S.Roerich è in vigore fino ad oggi. Il Museo dell’Oriente non ha ancora restituito 288 quadri di Nicolai e Sviatoslav Roerichs, inclusi da Sviatoslav nel suo atto di donazione. Nel tribunale si trova finora una querela di ex ministro della cultura M.Shvidkoi che cerca di protestare una decisione giudiziaria inerente al fatto che il CIR era entrato nell’ottenere un patrimonio dei Roerichs in eredità. Al cospetto di tutto il paese si fa spreco il patrimonio del figlio maggiore Giorgio Roerich, il quale si trova nelle mani di una persona che non ha i diritti legali per esso. Le trasmissioni per la televisione e la radio contengono le alterazioni e le calunnie sui Roerichs. Vengono pubblicati i libri nei quali Nicolai Roerich è chiamato uno spia sovietico e  una persona che voleva creare un nuovo stato nell’Asia Centrale. Nessuna violazione della volontà del donatore defunto S.Roerich non è stata corretta. Gli enti statali si servono di queste trasgressioni spontaneamente formando attorno al CIR e al Museo l’ambiente nervoso e pesante. A differenza dell’India, dove si rispettano i meriti dei nostri compatrioti Roerichs e dove si capisce la loro importanza nello sviluppo della cultura mondiale, la Russia, piuttosto i suoi istituti statali non hanno finora preso coscienza della grandezza della famiglia Roerich e il loro  contributo notevole nell’azione reciproca culturale e spirituale dell’India e della Russia. Sembrava di poter ristabilire molte cose quell’anno, quando festeggiavamo i dati commemorativi di tre Roerichs: Nicolai Roerich, Elena Roerich ed il centenario di Sviatoslav Roerich. Però ciò non è ancora successo. Tuttavia checché accadesse, dobbiamo ricordarci che tutti i quattro Roerichs appartengono ad una tale rara coorte di persone  di cui l’importanza accresce sempre di più col tempo nella cultura mondiale e nell’evoluzione umana. Loro tutti lavoravano per il Futuro e questo Futuro renderà  a loro omaggio che hanno senz’altro meritato.


 


© 2002-2005 Consiglio Internazione delle società di Roerich. Tutti i diritti sono protetti. http://www.roerichs.com/Lng/it